venerdì 29 gennaio 2010

L'UOMO CHE VERRA'


Vogliamo segnalare il film "L'uomo che verrà" di Giorgio Diritti: un modo sincero per ricordare e non dimenticare.

Abbiamo dovuto tribolare non poco prima di avere il piacere di gustare”L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti.
Riusciamo finalmente a trovare un cinema che lo inserisce nella programmazione ed entusiasti ci presentiamo in serata per assistere alla proiezione. Il nostro interesse è bruscamente interrotto da problemi logistici.
In buona sostanza, non era ancora arrivata la pellicola e ci tocca aspettare altre ventiquattro ore.
Ora nessuno ha voglia di star qui a malignare sui motivi che portano a problemi del genere e di come sia assurdo che un film del genere sia distribuito poco e male; ma lasciamo tacere tutto questo e veniamo al film.
In queste due ore quella che ci viene raccontata è la triste, e ai più sconosciuta, vicenda dell’eccidio di Monte Sole: oltre 700 civili massacrati dalle SS in una rappresaglia causata dalle numerose perdite subite per mano delle brigate partigiane.
E’ innegabile che “L’uomo che verrà” sia un film storico, ma non ci troviamo dinanzi a un documentario, o una lezione di storia zeppa di luoghi comuni e punti di vista discutibili e tanta facile retorica. Nella pellicola a essere messe in primo piano sono le braccia dei contadini di Monte Sole, le loro ansie, le loro vite: un voler ridisegnare e ridare a questa gente la dignità che violentemente le è stata strappata, un voler testimoniare che in quella parte sconosciuta d’Italia, si lavorava, si sudava e si cercava di sopravvivere.
E’ questo il messaggio puro ed essenziale del film: qui non c’è posto per la facile retorica, per i discorsi tra vinti e vincitori, ci troviamo a fare i conti con gente che perde in partenza e regala la sua vita a una logica irrazionale dell’odio. A questa gente poco importa che chi venga a bussare alla porta indossi una sciarpa rossa o abbia una divisa tedesca: c’è pane per tutti, ricovero e per chi ha fame e freddo; la loro terra, il loro ricovero diviene panacea di tutti e per tutti.
Qualcuno storcerà il naso parlando di qualunquismo, ma io credo che non sia questo il caso.
La scelta del dialetto e di utilizzare i sottotitoli non fa altro che scavare ancora più nel profondo delle radici di questa gente: s’impone il profumo delle loro vite, quelli che sui libri e nelle testimonianze sono soltanto numeri assumono un volto, degli occhi, una smorfia, un pianto e un urlo.
A un certo punto svaniscono le parole e si fa silenzio, si avverte solo il frastuono del massacro e lo stordimento scende tra noi nella sala: ecco che la bimba protagonista, che non ha mai parlato per tutta la durata del film, intona una ninna nanna che rompe il silenzio sui titoli di coda. E’ questo a volte il modo migliore di ricordare, il silenzio piuttosto che proclami snaturati.
Usciamo e non abbiamo voglia di parlarci, quei volti non li dimenticheremo, quel silenzio sarà con noi.

mercoledì 27 gennaio 2010

PER NON DIMENTICARE...

Questo è un giorno troppo importante per noi, con questo nostro semplice e umile gesto vorremmo ricordare quello che è stato, oggi come ieri.
Per non dimenticare...
collettivo musicale Pink Room studio



"Non possiamo capirlo;
ma possiamo e dobbiamo capire di dove nasce e stare in guardia.
Se comprendere è impossibile,
conoscere è necessario,
perché ciò che è accaduto può ritornare,
le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate:
anche le nostre."
Primo Levi
"I sommersi e i salvati"



giovedì 14 gennaio 2010

LA PRIMA RECENSIONE DI "PINK ROOM VOL 1" SUL WEB.

Presto ritorneremo con molte novità, nel frattempo leggetevi la prima recensione della nostra compilation "Pink Room vol1" che si può trovare in questi giorni sul web per la webmagazine SaltinAria.it
a presto



AA.VV. - Pink Room Vol. 1 (Pink Room Studio, 2009)
scritta da Natalia Bacalu



Voto: 8.5/10


A un anno dalla nascita del collettivo Pink Room Studio esce la prima raccolta che racchiude 18 artisti provenienti da tutta l’Italia, che propongono stili diversi fra loro, ma che mettono in mostra le doti di ognuno di loro. Un viaggio fra mondi diversi, tra sperimentalismi ed innovazioni dove le radici con il passato di certo non mancano.

Fra i vari artisti che spiccano maggiormente ci sono i Santo Barbaro con la loro “Nero Desero”, in grado di travolgere con un sound caratterizzato dall’unione di una batteria e un piano che ti fanno scivolare in una specie di incantesimo, grazie anche alla vellutata voce di Pieralberto Valli. Il brano è un crescendo continuo per arrivare a un finale duro e tormentato.Il Collettivo Ginsberg che, con “Maudì”, propone un nuovo modo di accostamenti e sperimentalismi di vari strumenti che viaggiano fra armonie e distorsioni dissonanti che rendono la loro musica un vero e proprio capolavoro. Il loro è un Blues innovativo ed inquietante con quel tocco di Jim Morrison e soci. L’assolo nel tratto finale è fantastico, grazie anche al lento suono della batteria.E che dire del folk acustico della Piccola Banda Brigante che, con “07.43” sono capaci di rendere con ironia ed estrema meticolosità la realtà quotidiana della cronaca italiana? Geniali!La band torinese Scat, propone invece un nuovo modo di suonare il jazz. “Il Muro Dopo Nagasaki” è un brano in prevalenza strumentale, dove vengono fuori le doti dei componenti del gruppo; viene chiuso con una sorta di denuncia contro i fatti storici accaduti nel passato. Un sound quasi malinconico ed incalzante allo stesso tempo.A portarci poi in un’atmosfera più soft e nostalgica ci pensano i ferraresi Penelope Sulla Luna con il pezzo strumentale “Third Brain Drain”. Suoni a volte malinconici, altre volte taglienti e penetranti, in grado di trascinare in una dimensione completamente nuova e sconosciuta, dove giri di chitarre, basso, piano e batteria faranno sognare chiunque. Un post rock ben impostato che fa di questa band una vera e propria perla del panorama italiano. Un giovane cantautore che merita di essere nominato è senz’altro Salvatore Iaia che, con la sua “Fantasia Libera”, coinvolge il pubblico attraverso il suo particolare sound unito alla letteratura. Uno stile che sta a metà fra Fabrizio De Andrè e Rino Gaetano. Gli Another Ego propongono “I Am Gone”, brano dalle sonorità metal melodico; mentre le voci al femminile degli Stone Blind, con “Like A Wind” travolgono con un metal più marcato e più aggressivo. Entrambi i gruppi meritano l’ascolto. A chiudere la compilation ci pensa Giuseppe Gioia in arte Progetto Orb, l’ideatore del collettivo Pink Room Studio con il brano “Il Nostro Mondo”. Un tuffo nel passato che ricorda la musica di De Andrè, ma con quel tocco di originalità. Un brano acustico e semplice, ma capace di catturare l’attenzione del pubblico.Questi sono solo alcuni dei nomi presenti nella compilation, ma c’è n’è per tutti i gusti: un viaggio da Nord a Sud attraverso sonorità e generi diversi. Artisti che meritano di essere ascoltati, perché una volta fatto ciò non si può che riconoscerne la bravura e l’originalità.

La compilation costa solo 2 Euro. Per acquistarne una copia: pinkroomstudio@libero.it