Giuseppe Gioia, oltre ad essere un appassionato di musica, un musicista ed un reporter per il nostro portale, ha dato vita al collettivo Pink Room Studio, un collettivo intento a promuovere e diffondere la musica indipendente italiana attraverso eventi, web radio ed una futura etichetta, di cui speriamo di avere presto la release numero uno ...
_cos'è Pink Room Studio ?
Il Pink Room studio è un collettivo musicale che si pone l'obiettivo di produrre e promuovere tutta la valida scena indipendente che spesso non trova spazio nello sfrenato mainstream italiano.
Inizialmente il Pink Room studio nasce come piccolo studietto di registrazione ricavato in una cantina e imbiancato di rosa a causa di un daltonismo che lo scambia per bianco; poi diviene un rifugio proprio nel cuore della città (che ignora il tutto) e da qui nasce l'esigenza di poter dar vita ad un contenitore di anime in musica.
_a chi è rivolto ?
E' rivolto a chiunque abbia qualcosa da dire in musica e sia indipendente: non abbiamo nessuno steccato di generi o stili da seguire e siamo completamente aperti ad ogni forma di proposta e collaborazione anche perchè il nostro obiettivo è quello di diffondere questa diversa filosofia di intendere e fare musica, generando una rete fatta di musicisti e realtà indipendenti.
_perchè Pink Room ?
Il perchè credo sia da ricercare nella difficoltà che oggigiorno qualsiasi valida realtà indipendente trova nel promuovere la propria musica. All'inizio eravamo soltanto in tre nel collettivo ed ognuno di noi si portava dietro il bagaglio di esperienze personali nell’ambiente underground. Per questo ci siamo resi conto di quanto abbiamo dovuto subire e ingoiare in questi anni e abbiamo deciso che dovevamo fare in modo di aiutare noi stessi e chiunque altro meritasse la nostra attenzione e il nostro, umile, lavoro.
_attivi da poco, ma con un festival già in curriculum. Com'è andato, innanzitutto questo vostro primo tentativo?
Io considero il primo “Pink Room festival” un successo sotto tutti i punti di vista: abbiamo deciso di organizzare un festival di cantautorato completamente in acustico con sei artisti che si sono alternati sul palco per oltre tre ore di musica, in un paese che è sempre stato recidivo a qualsiasi impulso potesse venire dall'arte underground di qualsiasi genere. Il voler proporre solo sei cantautori aveva un po' il sapore della sfida: mettere in gioco quel genere che spesso, troppo spesso, viene bistrattato e offeso. I responsi sono stati del tutto positivi: la gente ha appezzato e si è soffermata a conoscere il progetto del collettivo, così come la stampa che ha dimostrato notevole interesse.
_Pink Room ricorda molto il cosentino Partyzan però si orienta prevalentemente sulla musica cantautoriale italiana. C'è un qualche motivo in particolare oppure è solo un caso che abbiate nel vostro rooster quasi esclusivamente cantautori ??
Beh no non è un caso, Pink Room ha, infatti, avuto una rapida evoluzione: si è passati dal progetto di un piccolo studietto di registrazione-rifugio che potesse ospitare la musica di cantautori della zona al progetto di un collettivo musicale aperto a tutti e volto alla promozione della loro musica e all'organizzazione di eventi live.
Appena, poi, abbiamo iniziato la ricerca degli artisti da coinvolgere abbiamo da subito lanciato la proposta a quella cerchia di amici cantautori conosciuti per vari motivi. Diciamo, insomma, che si è trattato di un caso e non certo di una imposizione; è innegabile però che ci sia una linea “ideale sonora” che seguiamo nel scegliere i nostri artisti, ma per il momento non abbiamo assolutamente nessun tipo di “puzza sotto il naso”.
_aderire a Pink Room equivale a sottoscrivere un contratto d'esclusiva oppure gli artisti di cui vi occupate sono “liberi” di appoggiarsi ad altri collettivi come il vostro ?
Aderire a Pink Room non comporta la sottoscrizione di alcun contratto: tutto avviene alla luce del sole e alla base vi è un solido rapporto di rispetto e stima tra artisti. Ogni realtà che fa parte del collettivo è libera di firmare qualsiasi altro contratto e organizzare la propria attività in totale libertà.
L'unica cosa che chiediamo a chi decide di far parte della nostra, già grande, famiglia è l'impegno nel far conoscere questa realtà e azionare il fatidico “passaparola” e contribuire nei limiti del possibile ad ampliare il raggio d'azione del collettivo.
_possono aderire tutti oppure c'è una qualche selezione da dover superare ?
Come ti dicevo prima siamo aperti a qualsiasi tipo di proposta e collaborazione e non abbiamo manifesti programmatici da dover seguire in nessun caso.
_Pink Room diventerà mai una label ?
La speranza per l'anno prossima è proprio quella: diventare una label che veramente riesca a diffondere un modo diverso di intendere e produrre la musica. Ci piacerebbe iniziare a produrre uno-due dischi l'anno e curarli come fossero nostre creature.
La fine del 2009 vedrà comunque muovere i primi passi in tale direzione: produrremo una compilation che raggrupperà tutto il meglio della proposta musicale di Pink Room e cercheremo di diffonderla quanto più possibile, in modo tale da mettere il primo mattoncino in direzione label.
_Pink Room è anche una radio online, oltre che un blog. Quanta importanza date ad internet, ai social network e a tutte le nuove forme di comunicazione e promozione del web ?
Diamo una grande importanza a tutto quello che gira intorno ad internet, anche perchè il progetto del collettivo è nato prima in forma sperimentale e completamente virtuale e poi abbiamo deciso di portarlo tra la gente in maniera fisica attraverso il festival.
Senza internet ed i social network,forse, non avremmo conosciuto molti degli artisti che ora fanno parte del collettivo e non saremmo riusciti a costruire molte cose.
_come vi schierate nella guerra del p2p e del download illegale ?
Credo che l'unica zattera di salvataggio, in un periodo in cui la crisi sommerge tutto, è imporsi una nuova filosofia nel produrre l’arte che non sia solo finalizzata al mercato. Per questo, realtà come quelle del free sharing credo siano da coltivare con pazienza.
_diritto d'autore e Creative Commons: quanta importanza ha l'uno, quanta l'altro. Cosa suggerireste ai dirigenti SIAE per migliorare quella che dovrebbe essere la società che tutela gli artisti, ma che di fatto tutela sempre la solita cerchia di privilegiati ?
La SIAE per molti artisti più che una realtà di tutela è vista come il mostro invalicabile che crea decine e decine di problemi nel promuovere e produrre qualcosa.
Credo che chi si nasconda dietro questa sigla debba rendersi conto che i modi di fare della SIAE sono oramai antiquati e puzzano di vecchio e di fregatura.
Sono convinto che ci sia bisogno di un totale revisionismo nei confronti dei modi di fare di certa gente se si vuole che le due parti (musicisti e dirigenti) si incontrino, altrimenti, si andrà sempre più verso uno scontro che causerà soltanto malumore e nessun valido risultato.
_cos'è Pink Room Studio ?
Il Pink Room studio è un collettivo musicale che si pone l'obiettivo di produrre e promuovere tutta la valida scena indipendente che spesso non trova spazio nello sfrenato mainstream italiano.
Inizialmente il Pink Room studio nasce come piccolo studietto di registrazione ricavato in una cantina e imbiancato di rosa a causa di un daltonismo che lo scambia per bianco; poi diviene un rifugio proprio nel cuore della città (che ignora il tutto) e da qui nasce l'esigenza di poter dar vita ad un contenitore di anime in musica.
_a chi è rivolto ?
E' rivolto a chiunque abbia qualcosa da dire in musica e sia indipendente: non abbiamo nessuno steccato di generi o stili da seguire e siamo completamente aperti ad ogni forma di proposta e collaborazione anche perchè il nostro obiettivo è quello di diffondere questa diversa filosofia di intendere e fare musica, generando una rete fatta di musicisti e realtà indipendenti.
_perchè Pink Room ?
Il perchè credo sia da ricercare nella difficoltà che oggigiorno qualsiasi valida realtà indipendente trova nel promuovere la propria musica. All'inizio eravamo soltanto in tre nel collettivo ed ognuno di noi si portava dietro il bagaglio di esperienze personali nell’ambiente underground. Per questo ci siamo resi conto di quanto abbiamo dovuto subire e ingoiare in questi anni e abbiamo deciso che dovevamo fare in modo di aiutare noi stessi e chiunque altro meritasse la nostra attenzione e il nostro, umile, lavoro.
_attivi da poco, ma con un festival già in curriculum. Com'è andato, innanzitutto questo vostro primo tentativo?
Io considero il primo “Pink Room festival” un successo sotto tutti i punti di vista: abbiamo deciso di organizzare un festival di cantautorato completamente in acustico con sei artisti che si sono alternati sul palco per oltre tre ore di musica, in un paese che è sempre stato recidivo a qualsiasi impulso potesse venire dall'arte underground di qualsiasi genere. Il voler proporre solo sei cantautori aveva un po' il sapore della sfida: mettere in gioco quel genere che spesso, troppo spesso, viene bistrattato e offeso. I responsi sono stati del tutto positivi: la gente ha appezzato e si è soffermata a conoscere il progetto del collettivo, così come la stampa che ha dimostrato notevole interesse.
_Pink Room ricorda molto il cosentino Partyzan però si orienta prevalentemente sulla musica cantautoriale italiana. C'è un qualche motivo in particolare oppure è solo un caso che abbiate nel vostro rooster quasi esclusivamente cantautori ??
Beh no non è un caso, Pink Room ha, infatti, avuto una rapida evoluzione: si è passati dal progetto di un piccolo studietto di registrazione-rifugio che potesse ospitare la musica di cantautori della zona al progetto di un collettivo musicale aperto a tutti e volto alla promozione della loro musica e all'organizzazione di eventi live.
Appena, poi, abbiamo iniziato la ricerca degli artisti da coinvolgere abbiamo da subito lanciato la proposta a quella cerchia di amici cantautori conosciuti per vari motivi. Diciamo, insomma, che si è trattato di un caso e non certo di una imposizione; è innegabile però che ci sia una linea “ideale sonora” che seguiamo nel scegliere i nostri artisti, ma per il momento non abbiamo assolutamente nessun tipo di “puzza sotto il naso”.
_aderire a Pink Room equivale a sottoscrivere un contratto d'esclusiva oppure gli artisti di cui vi occupate sono “liberi” di appoggiarsi ad altri collettivi come il vostro ?
Aderire a Pink Room non comporta la sottoscrizione di alcun contratto: tutto avviene alla luce del sole e alla base vi è un solido rapporto di rispetto e stima tra artisti. Ogni realtà che fa parte del collettivo è libera di firmare qualsiasi altro contratto e organizzare la propria attività in totale libertà.
L'unica cosa che chiediamo a chi decide di far parte della nostra, già grande, famiglia è l'impegno nel far conoscere questa realtà e azionare il fatidico “passaparola” e contribuire nei limiti del possibile ad ampliare il raggio d'azione del collettivo.
_possono aderire tutti oppure c'è una qualche selezione da dover superare ?
Come ti dicevo prima siamo aperti a qualsiasi tipo di proposta e collaborazione e non abbiamo manifesti programmatici da dover seguire in nessun caso.
_Pink Room diventerà mai una label ?
La speranza per l'anno prossima è proprio quella: diventare una label che veramente riesca a diffondere un modo diverso di intendere e produrre la musica. Ci piacerebbe iniziare a produrre uno-due dischi l'anno e curarli come fossero nostre creature.
La fine del 2009 vedrà comunque muovere i primi passi in tale direzione: produrremo una compilation che raggrupperà tutto il meglio della proposta musicale di Pink Room e cercheremo di diffonderla quanto più possibile, in modo tale da mettere il primo mattoncino in direzione label.
_Pink Room è anche una radio online, oltre che un blog. Quanta importanza date ad internet, ai social network e a tutte le nuove forme di comunicazione e promozione del web ?
Diamo una grande importanza a tutto quello che gira intorno ad internet, anche perchè il progetto del collettivo è nato prima in forma sperimentale e completamente virtuale e poi abbiamo deciso di portarlo tra la gente in maniera fisica attraverso il festival.
Senza internet ed i social network,forse, non avremmo conosciuto molti degli artisti che ora fanno parte del collettivo e non saremmo riusciti a costruire molte cose.
_come vi schierate nella guerra del p2p e del download illegale ?
Credo che l'unica zattera di salvataggio, in un periodo in cui la crisi sommerge tutto, è imporsi una nuova filosofia nel produrre l’arte che non sia solo finalizzata al mercato. Per questo, realtà come quelle del free sharing credo siano da coltivare con pazienza.
_diritto d'autore e Creative Commons: quanta importanza ha l'uno, quanta l'altro. Cosa suggerireste ai dirigenti SIAE per migliorare quella che dovrebbe essere la società che tutela gli artisti, ma che di fatto tutela sempre la solita cerchia di privilegiati ?
La SIAE per molti artisti più che una realtà di tutela è vista come il mostro invalicabile che crea decine e decine di problemi nel promuovere e produrre qualcosa.
Credo che chi si nasconda dietro questa sigla debba rendersi conto che i modi di fare della SIAE sono oramai antiquati e puzzano di vecchio e di fregatura.
Sono convinto che ci sia bisogno di un totale revisionismo nei confronti dei modi di fare di certa gente se si vuole che le due parti (musicisti e dirigenti) si incontrino, altrimenti, si andrà sempre più verso uno scontro che causerà soltanto malumore e nessun valido risultato.
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